Dentro e fuori dai campi, speranze, intralci burocratici e difficoltà di trasporti condizionarono il rientro dei militari e civili internati nei lager nazisti. Bruciava il desiderio di tornare ed il timore di quello che si sarebbe trovato al rientro. Erano i sentimenti di tutti: di chi aveva collaborato (pochi), di chi aveva accettato di lavorare o era stato costretto a farlo, di quelli che avevano rifiutato ogni forma di ricatto ed anche di quelli, troppo deboli, che non ce l'avrebbero fatta a tornare. Ma se dura fu la prigionia non facile fu il rientro, non sempre furono accolti ma guardati con interessato e gratuito sospetto. Fu così anche da noi, a sinistra un articolo del settembre 1945 del nostro settimale "Il Risveglio" che all'argomento del rientro dei reduci dedicò attenzione.
Fu l'ultima settimana di agosto che la maggior parte dei reduci fidentini tornò a casa, e non sempre, come nel caso di mio padre, la trovarono.
Ecco una breve nota di mia madre:
" Dovendo sfollare sulle colline del piacentino per i continui bombardamenti la nostra corrispondenza s’interruppe e cominciarono le preoccupazioni per entrambi.
Poi venne la spiegazione di questa interruzione.
Io ero entrata sfollando nella zona occupata da partigiani ed allora la posta non arrivava.
Trovai il rimedio e così riprese la corrispondenza.
Arriva Aprile liberazione. La radio da i nomi dei prigionieri liberati.
Tutte le mattine ascolto con tanta apprensione e finalmente Ten. Ponzi Ettore.Un grido e tanta gioia.
Poi il ritorno il 21 Agosto 1945 compleanno di Ambrogino."
In realtà fu una settimana dopo ma le date a quel tempo poteva assumere un significato simbolico.
Ecco come nei campi si scherzava sul sospirato rientro con alcune vignette sopra e, sotto, un pastello di Ettore Ponzi, l'I.M.I. (internato militare Italiano) raffigurato è il pittore parmigiano Arnaldo Spagnoli.
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