La storia di Lamberto Prete, internato prima a Leopoli poi a Wietzendorf, s'incrocia con quella di alcuni nostri concittadini pure internati negli stessi campi. A Wietzendorf, come abbiamo già detto Ettore Ponzi ma potremmo fare tanti altri nomi, per Leopoli il compagno di prigionia potrebbe essere stato Dante Rainieri, scomparso nel 2011.
Ora è in pubblicazione, per iniziativa del nipote Matteo, il diario di prigionia di Lamberto. Quel che segue è la breve biografia di Lamberto prete così come raccontata nel sito web a lui dedicato, di seguito la recensione del libro ripresa dallo stesso sito web.
Ora è in pubblicazione, per iniziativa del nipote Matteo, il diario di prigionia di Lamberto. Quel che segue è la breve biografia di Lamberto prete così come raccontata nel sito web a lui dedicato, di seguito la recensione del libro ripresa dallo stesso sito web.
Lamberto
Prete nasce il 23 ottobre il 1904 a Castel di Sangro (AQ), dove suo
nonno, giovane filogaribaldino carambolescamente sfuggito ai
reazionari del vicino Molise, cercò rifugio verso il 1860 e
definitivamente si stabilì.
Proviene
da una famiglia di agiati commercianti, le cui fortune principiarono
allorché suo padre, divenuto sarto provetto a seguito di un
pluriennale soggiorno napoletano, avviò nel natio centro
altosangrino la produzione in serie e la vendita di abiti
preconfezionati.
Frequentate
le scuole tecniche presso il collegio San Giuseppe a Roma, e dopo
aver conseguito all'Aquila il diploma in Ragioneria, Lamberto Prete
collaborò efficacemente nella conduzione dell'ormai consolidato
emporio familiare di abbigliamento e tessuti finché,scoppiata la
guerra, fu richiamato alle armi come ufficiale di Fanteria.
Il
rifiuto di ogni forma di collaborazione sollecitato dai tedeschi e
repubblichini dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 fu la causa del
suo internamento nei lager di Leopoli (Polonia) e di Wietzendorf
(Germania), donde, liberato dagli alleati nell'aprile del '45, fu
rimpatriato nell'agosto successivo.
Nel
paese d'origine totalmente distrutto dal passaggio della seconda
guerra mondiale seppe ricostruire e accrescere con intelligente
impegno la fortuna perduta offrendo, in tal modo e come Presidente
della Associazione Commercianti, un valido esempio alla rinascita
dell'antica tradizione mercantilistica locale.
Sindaco
della sua Città per il quinquennio 1956-1960 e nuovamente rieletto
nel 1965, caldeggiò fra l'altro, un adeguato riconoscimento per il
contributo offerto dai suoi compaesani alla causa della liberazione.
Il
libro
"A
Matteo, affinché impari a perdonare ma non a dimenticare". Mi
piace iniziare così il racconto di questo diario. Con la dedica
dell'autore al nipote, ancora bambino, come un lascito su cui
soffermarsi nel futuro. Perché, in fin dei conti, un diario è
proprio questo: il dipanarsi di emozioni, fatti, brividi e
stravolgimenti di un individuo nel corso della storia per conquistare
quel pezzetto di eternità che spetta di diritto all'uomo.
Sullo
sfondo degli avvenimenti dal 1940 al 1945, l'autore ci rende
partecipi della sua esistenza, in modo intimo e con la puntualità di
un cronista. Si ravvisa una fame di assoluta precisione nell'elenco
dettagliato dei fatti, come se rifuggire dalla vaghezza sia un
rifuggire dagli orrori. Attraverso la ricostruzione di una delle
vicende meno note-quella degli Internati Militari Italiani
(IMI)-entriamo a far parte della vita di quest'uomo che racconta la
vita di tanti altri uomini. Dapprima come Tenente di Fanteria e poi
come Capitano fino a Internato, ma soprattutto come marito e padre
che, anche nelle situazioni più drammatiche, non riesce a non
preoccuparsi per i suoi cari e per la sua terra martoriata: "Sono
ricco: dispongo delle due sigarette necessarie per sottopormi al
taglio dei capelli. Ma sono ricco soprattutto perché mi giunge una
cartolina da Maria". Ci si rifugia nel calore confortante dei
ricordi e degli affetti e si consegna ai posteri una preziosa
eredità: quella della conoscenza. Come diceva Primo Levi, "se
comprendere è impossibile, conoscere è necessario". Allora non
ci sforziamo di capire ciò che si porta dietro una tale aberrazione
da renderci impossibile ogni tentativo, ma prendiamo come un dono
questo diario di guerra e non vanifichiamo le vite e i dolori di
quanti hanno permesso che questo dono arrivasse fino a noi.
1 commento:
Libro molto interessante per capire la vita degli internati militari. Grazie della segnalazione!
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